Badao

Parliamone -Intervista all’autore con Giada Luni

Tratto da www.bebeez.it – Badao. Ogni parola ha un perché a cura di Giada Luni.

Ogni parola è un perché, è un pamphlet sui generis, tra il serio e il faceto sull’uso, la storia e la conoscenza delle parole, un divertissement, un utile spunto di riflessione, adatto anche ai più giovani che hanno perso l’attenzione alla parola, una sorta di guida che ognuno può completare autonomamente. Gianluca Giagni, ingegnere di professione, legge in queste pagine la realtà attraverso la chiave della sicurezza, mettendo in relazione l’uso comune, spesso inconsapevole della ricchezza che si cela dietro una parola, e l ’impiego tecnico, la storia dei termini. Così è la ‘casa’, luogo per eccellenza dove ripararsi, dove ritrovare sé stessi ma anche piena di insidie. Attraverso una legenda di parole ci accompagna in un viaggio che corre in parallelo con il viaggio dell’autore in Thailandia, perché viaggiare, scoprire un nuovo mondo, uscendo dalla zona di comfort è il modo migliore per guardare le cose da un altro punto di vista: scoprire nuove dimensioni, trovarsi fuori dalle proprie certezze e sicurezza, spinge a pensare in modo nuovo a cominciare dalle parole che usiamo per esprimerci.

“Badao”, che dà il titolo al libro, racconta l’autore “è un vocabolo curioso, uno dei tanti con un suono interessante, una vibrazione tenace che rappresenta l’inizio di un viaggio, un viaggio di quelli su due livelli che mettono da una parte in relazione l’uso comune di alcune parole con la sua storia, dall’altra con il viaggio del narratore in Thailandia, quasi un gioco con il quale porto avanti la mia idea di diffondere la cultura della sicurezza in una chiave nuova”.

Dalla grafica accattivante può essere certamente un libro adatto anche ai più piccoli, un veicolo nelle scuole e negli ambienti per proporre il tema della sicurezza con leggerezza attraverso una lettura piacevole.

Perché tra i vari argomenti del suo lavoro ha scelto proprio la sicurezza?

“Realmente la sicurezza è sempre stato un argomento di mio grande interesse. Da quando mi sono laureato, oltre che occuparmi di progettazione, ho sempre guardato alla sicurezza con particolare curiosità. Non è semplice parlarne, e quanto meno affrontarla in modo corretto. In Italia, come nel mondo, si attendono particolari eventi spiacevoli per poi ritrovarsi sui grandi schermi disquisizioni e dibattiti su cosa si poteva fare o non fare. Proprio per questo, da ingegnere, ho cercato sempre un modo alternativo per affrontare e “comunicare” la sicurezza. Anche alle mie lezioni, universitarie e non, ho sempre ricercato un metodo di formazione originale che potesse lasciare piccoli semi di riflessione in chi mi ascoltava. La sicurezza è cultura e non è solamente una questione da manuale tecnico.”

Come si inserisce questo libro all’interno del percorso di scrittura?

“E’ senza dubbio un nuovo esperimento. Nelle prime tre pubblicazioni ho cercato di affrontare le tematiche in modo differente, sempre rivolto al cittadino e alla sua cultura; a un pubblico certamente non solo tecnico. Qui invece, ho messo a nudo, il mio modo di guardare il mondo con occhi diversi, ossia cerco di trasferire le immagini che durante un viaggio si accavallano nella nostra mente. La memoria è selettiva e nel viaggiare ognuno di noi conserva ricordi, colori, sapori e tradizioni in maniera unica. Il mio viaggio di Thailandia è stato certamente carico e pieno di emozioni che, come sempre, ho voluto condividere con i lettori quello che osservavo legandolo al mio modo di fare cultura e prevenzione nelle cose di tutti i giorni.”

Qual è la ragione di una scrittura ‘leggera’ per raccontare un tema non solo tecnico ma con forti implicazioni sociali e professionali?

“Non c’è una ragione reale, ma un modo di spiegare qualcosa raccontandolo in modo diverso rispetto ai tecnicismi, che potrebbe sembrare lontano da ognuno di noi. Si pensa che la sicurezza sia una questione legata solo alla tecnica e alle professioni, ma vi è una questione di “sicurezza” in tutto quello che facciamo ogni giorno senza preoccuparci del modo in cui lo faccio: per abitudine soprattutto o per esperienza. C’è una proporzione diretta tra il lasso di tempo durante il quale si svolge un’attività e la modalità che diventa sempre più naturale o distratta, senza preoccuparsene. Da qui l’etimologia di un termine che già da solo dice tutto: sicurezza dal latino sine cura, senza preoccupazione.”

Il suo libro sembra smentire la divisione tra mondo umanistico e mondo scientifico anche nello stile. Qual è il suo punto di vista?

“Questa sua affermazione conferma una delle mie certezze. Lo penso da sempre nonostante sia un ingegnere e dunque sia abituato a ricercare soluzioni scientifiche per mitigare il rischio. Vi è però qualcosa che manca sempre perché la variabile legata all’uomo nella gestione delle fonti che ogni giorno affrontiamo certamente assume un ruolo cardine. La sicurezza è un concetto universale, che non può e non dev’essere nascosta dietro una legge o una formula matematica o dietro qualcuno. Nel mondo del lavoro e non solo, parlare di sicurezza vuol dire affrontarla e non deve fare paura il suo concetto. La sicurezza è dietro la “natura di ogni cosa” e non si può pensare di trovare sempre una soluzione, sebbene sia necessario conoscere e far crescere la cultura della sicurezza. Anche il termine cultura nasce dal latino e significa “coltivare” per cui la sicurezza dev’essere coltivata come una pianta ha bisogno ogni giorno di acqua e quando è cresciuta ha ancora bisogno di nutrirsi. Una bella sfida senza dubbio”.

 

Gianluca Giagni

Ingegnere, laureato presso il Politecnico di Bari, dal 2002 si occupa di sicurezza sul lavoro e di cantieri mobili e temporanei. Consulente per diverse aziende, in ambito regionale e nazionale, ha ricoperto il ruolo di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, quali la Guardia di Finanza per le regioni Puglia e Veneto e, attualmente per l’Agenzia Nazionale per i servizi regionali sanitari, Confindustria Regione Puglia e Amgas Bari Rete Gas.

È Coordinatore del Gruppo Temporaneo a Tema sul progetto pilota “La sicurezza a partire dai banchi di scuola”, dal titolo “10 scuole, 10 ordini, 10 città”, all’interno del gruppo di lavoro sicurezza del CNI (Consiglio Nazionale Ingegneri) insieme al Ministero dell ’Istruzione.

Dal 2019 Coordinatore della Commissione sicurezza dell’Ordine degli Ingegneri di Bari. Di recente nomina come componente del Comitato tecnico delle norme UNI per il gruppo di lavoro sui “Parchi giochi”.

È Professore presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Brescia e l’Università Politecnica delle Marche.

Autore della collana Sine Cura, nel 2015 ha pubblicato il testo Pericolosamentesicuri e nel 2016 Pericolosamente piùsicuri; nel 2017 pubblica, per lo stesso editore, il terzo volume, Pericolosamente suppergiù sicuri.

 

A cura di Giada Luni

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Badao: ogni parola ha un perché Copertina flessibile – 12 ottobre 2021